Ingegnere informatico che ha intrapreso un viaggio turistico di pura passione nel 2004, il tutto è partito da tre soci che non conoscevano nulla del territorio, ma che lo vivevano per passione e tra un trekking e l’altro si sono ritrovati sulla stessa lunghezza d’onda a inseguire un sogno.
Ero a conoscenza del fatto che ci fossero alcune case del Parco da gestire che nessuno voleva, e ho iniziato così la mia attività tendando di portare un valore aggiunto al territorio, anche solo piccole azioni perché… mi piaceva, mi faceva stare bene.
Ogni progetto richiede grandissimi sforzi, all’inizio l’entusiasmo non ti fa percepire la fatica, poi tutto cambia e prende un altro aspetto, per fortuna siamo riusciti a raggiungere obiettivi importanti e le prime soddisfazioni, anche economiche, cominciano ad arrivare. Posso sostenere che allo stato attuale la situazione è piuttosto impegnativa, ho comprato una serie di immobili che fanno parte del cuore del borgo, abbandonati da sempre e da ristrutturare, sono anni che li guardo e fantastico su come poterli sistemare per ampliare l’offerta e alzare il nostro livello di ospitalità.
Mi sono poi allargato e ho cominciato a curare la parte agricola dell’attività soprattutto legata alla castagna, ogni volta aggiungo tasselli. Ogni iniziativa e ogni lavoro comportano tempo, energia e investimenti. In media per realizzare un progetto ci vogliono circa tre anni. Io continuo con la mia professione, una professione che amo e che mi occupa soprattutto il periodo invernale, e si integra perfettamente con il tempo delle castagne e delle case.
La sfida più grande è stata quella di mettere in atto il processo di essicazione delle castagne nel metato del paese. Nel 2004 non ne sapevo nulla né di castagne né di castagneti. Cercavo di capire, osservavo il furgoncino che ritirava le castagne. L’inconscio ancora una volta mi ha guidato e l’idea inconsapevole di tenerci i frutti e di provare ad essiccarli nel metato si è fatta strada dentro di me.
Come primo tentativo abbiamo fatto una prova di essiccazione presso un’altra azienda commettendo molti errori e avendo un sacco di problemi, cose che oggi per me sono normalità e che riuscirei a prevenire. L’anno successivo abbiamo preso un metato del paese in comodato d’uso, che non veniva più acceso da circa 35 anni, lo abbiamo sistemato assieme ad un muratore ed infine lo abbiamo comprato.
A suon di successi ma anche di errori abbiamo fatto partire il progetto coinvolgendo 13 famiglie del borgo e un anziano del paese che si è prestato per due anni ad insegnarci come essiccare le castagne. Questo è stato il nostro punto di partenza, ora abbiamo l’azienda agricola biologica e gestiamo castagneti.
Quello che ci tengo a far emergere è che noi siamo arrivati a Cecciola da perfetti sconosciuti e tutte le iniziative che abbiamo promosso sono state costruite con il coinvolgimento di tutte le persone del paese, l’intuizione inconscia è stata vincente perché noi tre soci di pianura, abituati a lavorare in un modo fluido con aziende e associazioni, imporsi in montagna e fare certi ragionamenti per noi naturali, se non avessimo avuto l’appoggio delle persone saremmo stati contrastati. Il primo grande passo lo abbiamo fatto sistemando la piazza centrale del borgo che quando siamo arrivati era stata lasciata incompiuta. Per oltre un mese e mezzo nei week end primaverili e senza accordi precisi ci si trovava con il desiderio del fare insieme. Il tutto è nato in modo un po’ magico, in cui gli anziani dirigevano i lavori di posatura delle piagne.
Sembrava una situazione di dopoguerra come se dovessimo riscostruire un pezzo del borgo distrutto, in cui tutti si sono ritrovati in maniera spensierata e naturale. Da quei gesti sono nate amicizie, ed è stato l’avvio di altre iniziative, lì ci siamo fatti conoscere e abbiamo abbattuto quelle barriere di diffidenza tipiche del montanaro tra una risata e un bicchiere di vino. Il gesto più significativo credo sia stato quando abbiamo deciso di inserire un foglio con tutti i nostri nomi e la data dentro ad una bottiglia di vino appena bevuta, e incastonarla sotto alcune pietre della piazza.
Quello è il nostro prezioso tesoro nascosto e in pochissimi conoscono il punto preciso in cui è posizionata.