38 anni, avvocato nata, cresciuta e rimasta in una Milano frenetica, sostanzialmente per assecondare la scelta lavorativa. Ci racconta di come il legame che ha con Cecciola vada oltre al legame dato dalle radici della famiglia.
Cosa faccio per Cecciola? Sono nel direttivo dell’Associazione Cecciola Insieme, e anche se di fatto e concretamente riesco a realizzare poco, se non partecipare alle riunioni e dare il mio contributo da lontano, nel momento in cui è nata l’Associazione ho deciso immediatamente di farne parte.
Sostanzialmente tramando passione, come i miei nonni hanno fatto con me, ho due cuginette di cui mi occupo e le coinvolgo ogni volta nelle iniziative del paese. Mi nutro dell’entusiasmo degli adolescenti e cerco di trasmettere loro l’interesse e la fortuna di vivere emozioni che in città non è possibile vivere. Cose semplici e gioiose di famiglia raccolta, tradizioni che per alcune persone non contano nulla ma per me sono importantissime.
Anche a Milano, ricorro alle tradizioni emiliane per vivere i rapporti, gli amici me lo sottolineano sempre che si nota la mia vena emiliana soprattutto nella convivialità e nella gioia che infondo durante i momenti di condivisione. Quando offro agli ospiti, anche stranieri, tortelli fatti in casa, io li so fare ma non ho molto tempo ma mia mamma generosamente li dona, son tutti al settimo cielo e non c’è chef stellato che tenga. A loro, amo raccontare del nonno e dell’odore delle castagne arrostite sul fuoco nella padella bucata, e del fatto che lui le sbucciava per tutti noi. Racconto di aver visto un istrice piuttosto che mucche all’aperto e queste semplici esperienze, quasi scontate, quando le riporti a chi non ha avuto la fortuna di averle vissute, riescono a catturare la curiosità di tutti.
Quando sono in Appennino anche se porto con me del lavoro da svolgere, sistematicamente non riesco a fare nulla, applico uno switch completo, un interruttore che mi trasforma e mi spoglia degli abiti e delle abitudini milanesi.
I pensieri e i ricordi più belli che ho li associo alla mia infanzia vissuta a Cecciola in cui passavo i tre mesi estivi delle vacanze, con i nonni. Ogni volta che rientro in Appennino e vado a fare una passeggiata, sento profumi che evocano la mia infanzia.
È un forte richiamo alle radici e un bisogno di libertà insito in me che inevitabilmente porto per il mondo: amo viaggiare e ogni volta che mi allontano dall’Italia cerco sempre un particolare, un pezzettino che mi rimandi al territorio di Cecciola e che mi faccia ritrovare, riconoscermi. È una sensazione che ho provato più volte, ad esempio durante un trekking in Nepal ho ritrovato un ruscello con una insenatura particolare e mi dico: ah ecco, vedi? Questo è un ruscello come quello di Cecciola…
Ne ho bisogno, ho bisogno di cercare un pezzetto di Appennino nel mondo per ritrovare me stessa e ogni volta la sensazione è la stessa: pace e tranquillità, un legame fortissimo in cui il mio inconscio si nutre e si tranquillizza. Ritrovo me stessa, mi sento sicura e così riesco ad esplorare il mondo, con Cecciola dentro al cuore.