In una splendida giornata i raggi di sole entrano dalla grande finestra della cucina che fa da cornice alla vallata: “non vorrei vivere in nessun altro posto”. Una donna minuta, con occhi che vagano nei ricordi di una Francia vissuta con il cuore, si racconta
C’è un antico detto secondo cui “il pane si mangia due volte nella vita: il pane bianco e il pane nero”. Il mio pane bianco l’ho gustato in Francia: sono partita da Monchio delle Corti, accompagnata da mio padre in un lontano 13 dicembre.
Durante il primo anno abbiamo traslocato cinque volte. Ricordo perfettamente quando, in uno degli spostamenti, io e mio marito abbiamo percorso 400 km nel cassone di un camion, attorcigliati e abbracciati dentro ad una trapunta nell’incavo di un tavolo rovesciato, quello era il nostro giaciglio. Ad aspettarci c’era una casa dentro ad un bosco. Quando mi hanno vista spuntare dalla coperta tutti si sono allarmati perché non avrebbero mai immaginato che una donna avrebbe accompagnato il marito, scegliendo di vivere in quelle condizioni: in quella capanna non c’era corrente elettrica e nemmeno la chiave per chiudere la porta, solo una corda.
La prima notte è stata molto dura e nonostante avessimo assemblato e acceso la stufa a legna, il freddo ci è entrato nelle ossa. Abbiamo tremato e pianto insieme, stretti, spaventati e demoralizzati. Durante quelle ore di buio, nel silenzio del bosco, mio marito, pensando che per me il tutto fosse troppo pesante, per tranquillizzarmi, sosteneva che mi avrebbe rimandato a casa il prima possibile. Io non ho mai considerato quella possibilità: ero sempre fiduciosa del fatto che insieme avremmo affrontato tutto! Quella foresta si è poi rivelata meravigliosa, ho assistito alla chasse à courre (caccia a cavallo n.d.r), ho visto tante, tante cose belle, e ho imparato che che nella vita bisogna ricordare solo le cose belle, perché le cose brutte ti danno solo tristezza. Le condizioni però erano davvero proibitive e dopo poco tempo ci siamo trasferiti di nuovo.
Ho vissuto e lavorato in Francia 30 anni insieme a mio marito. Ho cominciato facendo la sarta, poi per problemi di vista sono stata costretta a rinunciare e ho scelto di aiutarlo nei lavori del bosco. Adoravo passare le ore insieme a lui e cercavo in tutti i modi di alleviargli la fatica. Mio marito mi ha sempre considerato e stimato. Non abbiamo avuto figli e confesso che non è stato semplice, ma tutte le decisioni, le scelte, le esperienze le abbiamo fatte insieme e questo ci ha resi ancora più uniti, in un paese e tra persone che non ci hanno mai fatto sentire stranieri.
Lavoravo nelle “case dei ricchi”, cucivo soprattutto relazioni con persone meravigliose che ci hanno accolte nella loro vita e nelle loro abitazioni. Noi vivevamo in condizioni estremamente umili, ma quando riesci ad avere la capacità di ricevere la gente e accoglierla con tutto il cuore, particolari come una casa non lussuosa, passano in secondo piano. Tutte le cose che ho vissuto in Francia mi hanno insegnato che si può vivere nella semplicità e gioire di ogni più piccola cosa.