Johannesburd (Sudafrica) – Toano
Antonella Bonandini e il marito Sean Meade si sono trasferiti a Toano (RE), dove stanno ricostruendosi una vita e le amicizie dopo aver preso la decisione di partire da quello che sta diventando un posto troppo difficile in cui vivere: Johannesburg, in Sudafrica. Hanno percorso novemila chilometri per tornare nel paese di origine della madre di Antonella, Graziana Mariani.
Visitammo Toano con mio marito in viaggio di nozze e lui se ne innamorò. Siamo tornati ora perché in Sudafrica c’è troppa criminalità, non è più vivibile. Mio marito è abituato a viaggiare per lavoro, abbiamo abitato anche in Congo, per alcuni anni, a Lubumbashi. I cambiamenti non ci spaventano. Ora tantissime persone stanno scappando dal Sudafrica, quasi tutti quelli che possono permetterselo o che hanno parenti nel mondo.
Il Sudafrica è bellissimo, ma sta diventando pericoloso viverci. Un tempo si stava veramente bene. Mandela aveva fatto tanto per il paese, ma dopo di lui i politici che sono arrivati l’hanno distrutto. Sono dei dittatori, c’è tantissima corruzione. Spendono molti soldi per cose futili, senza fare opere utili. I politici si arricchiscono in maniera spaventosa lasciando il popolo nella miseria: le strade non funzionano, siamo sempre senza corrente. Spesso non abbiamo acqua. Quasi tutti abbiamo un generatore in casa perché ormai è diventata un’abitudine essere senza energia. A parte questo il vero problema è che la criminalità è esplosa.
Nelle campagne stanno uccidendo i bianchi, ci danno la caccia. Se succede qualcosa, tipo un attentato, in qualunque punto del mondo, se ne sente parlare in televisione per giorni interi. In Sudafrica tutti i giorni uccidono 40/50 persone, ma nessuno ne parla. Eravamo arrivati al punto che quando andavamo a letto, non sapevamo se la mattina ci saremmo svegliati. Ormai erano routine sparatorie e rapine. A mia sorella Paola sono entrati in casa sette volte in un anno. In questo momento storico per i bianchi che ci vivono il Sudafrica è diventato veramente un paese pericoloso.
Mio marito non parla molto bene italiano, però ora conosce già tutti qui in paese. Piano piano speriamo di inserirci in questa comunità. Io sto cercando lavoro, intanto faccio lezioni d’inglese, anche se non è facile. Siamo ospiti di cugini, aspettando di ristrutturare la casa che era di mia madre, nella frazione di Polcione.
I miei figli d’italiano hanno poco, solo il passaporto. Il più grande, Gian-Piero, quando ha finito la scuola è venuto in Italia per un anno, è un giocatore di cricket, come mio marito che è nello staff della nazionale italiana adesso e dove mio figlio ha giocato, vincendo molti premi e il campionato girando il mondo. Ora Gian-Piero è tornato a Londra a giocare per una squadra locale. Riccardo, il più piccolo, ha deciso di frequentare l’università assieme agli amici di sempre, per cui è rimasto in Sudafrica, dopo vedremo dove lo porta la vita. Gabriella vive a Londra.
In questo momento se qualcuno mi chiedesse se tornerò in Africa la risposta sarebbe no. Là abbiamo tanti amici. Eravamo abituati a fare sempre molte feste. Il fine settimana se non era dedicato ai figli, seguendoli nello sport, era dedicato agli amici. Ora tantissime persone stanno scappando, quasi tutti quelli che possono. Mi ha dato tanto quel paese, è bellissimo e gli sono riconoscente, ma purtroppo siamo dovuti venire via, e questo è molto triste.