Casino, Castelnovo ne’ Monti – Giappone
Appuntamento nel solito bar, il solito caffè e i soliti volti: un punto fermo nel rumore della vita.
Da bambino avevo due sogni: il poliziotto ed il camionista. Dopo il diploma ho cominciato con una lunga serie di viaggi esplorando il mondo sia per lavoro sia per divertimento. In questo modo sento di avere realizzato, almeno in parte, il mio sogno: girovagare è la cosa che più si avvicina all’essere camionista. Mi sento un camionista del mondo, un pendolare del cielo.
Lavoro da sempre nell’automotive. Ho avuto una grande fortuna, casuale: poter lavorare per tutti i marchi italiani. La curiosità mi ha portato a Ducati, Lamborghini, Maserati e Piaggio con l’obiettivo di sviluppare la regione asiatica.
Con la Piaggio ho passato gli ultimi tre anni in Giappone. La mia vita si è divisa tra Bolzano (sono comunque emigrato: ho moglie e tre figli) e l’Asia. Il mio compito è di individuare e risollevare le aziende, le filiali in sofferenza e sviluppare opportunità di business sul mercato asiatico. Piaggio mi ha affidato una piccola filiale, con 15 persone ed in forte perdita. L’intenzione dell’Head Quarter era di chiudere (nell’area ci sono competitors molto forti), ma siamo riusciti a colmare le lacune di comunicazione con la casa madre Italiana. Sono riuscito a far parlare la stessa lingua giapponesi e italiani.
Ero molto impaurito. Ogni nuovo incarico è una nuova sfida. Il primo anno è stato durissimo: forti perdite, pressioni dall’Italia e una realtà completamente nuova con cui non riuscivo a comunicare. Il Giappone non è Asia, è unico. Sono collettivisti, la loro forza è nella collettività e non nell’individualismo tipico nostro.
Il giapponese è estremamente sofisticato. Usa i silenzi per comunicare, le pause, le cose non dette. Ho trovato la soluzione nelle mie radici: essere montanari significa avere una flessibilità unica nel suo genere. Sei costretto ad adattarti al territorio, alla natura ed a codificarla. Ho rispolverato l’arte del silenzio e dell’ascolto. Ho decifrato il loro codice come un contadino che annusa l’aria e ascolta il vento per indovinare il cambiamento del tempo. Ogni secondo di silenzio ha un significato diverso: il tempo ha una importanza fondamentale. Ripercorrendo i miei errori iniziali, ho rimesso in discussione tutte le logiche di comunicazione che ho studiato. Ho dato tempo ai silenzi e questo è stato possibile solo grazie a quello che ho assimilato vivendo in Appennino.
Anche il cibo è un elemento in comune, sono riuscito a condividere momenti molto belli a tavola. I giapponesi sono estremamente formali di giorno, ma esplodono la sera. Hanno un senso per l’arte del bello molto accentuato, come il nostro. Si aprono dopo aver compreso il nostro silenzio.