Castelnovo ne’ Monti – Bratislava
Tutto ha avuto inizio nel lontano 1992, quando da un week end con amici a Brno arrivano i primi segnali di necessità di cambiamento.
In un mese, soltanto un mese, ho deciso e sono partita. Mi sentivo una pioniera. Non avevo scelto un paese comune, non era la classica vacanza lavoro in città come Londra, accessibile a tutti. Ho parlato, mi sono confrontata con ragazzi che avevano intrapreso un’attività; avevano bisogno di persone di fiducia e d’istinto mi sono proposta per l’incarico. Non è stato facile ma grazie ad una ragazza che fortunatamente parlava po’ la mia lingua e alla graduale apertura della Cecoslovacchia verso la cultura italiana, ho trovato un posto dove vivere e mi sono trasferita immediatamente.
Mi sono così trovata da sola in un paese completamente diverso dal mio, giovane e con solo me stessa di cui occuparmi; le uniche esigenze erano un pasto e un tetto sulla testa, vivevo alla giornata, con l’entusiasmo dei 20 anni. Non avevo responsabilità familiari e il bello era svegliarsi la mattina senza sapere cosa sarebbe capitato quel giorno. È stato facile, più facile di quanto pensassi. Per fortuna io sono una persona solare, così in brevissimo tempo sono riuscita ad addentrarmi nelle specifiche di vita quotidiana, le difficoltà, i bisogni di un paese.
Mi sono creata una rete di amicizie: fai esperienze nuove e vedi la possibilità di fare cose. Tutto era da costruire, tutto da fare. Questo non era possibile in Italia, o almeno io non lo ritenevo possibile.
Ho imparato la lingua gesticolando, sperimentando e sbagliando: noi italiani siamo creativi, abbiamo iniziativa e la voglia di fare.
Devo dire che questo spirito di adattamento lo devo alla mia famiglia, perché io ed i miei fratelli siamo cresciuti con la fantasia e la libertà di sognare altri paesi ed a non aver paura delle culture differenti. Mio padre, geologo, ha sempre viaggiato per lavoro all’estero. Noi figli abbiamo cominciato ad esplorare il mondo con la serenità e la consapevolezza di avere un rifugio tranquillo dove tornare nel caso ci fossimo trovati in difficoltà.
Attualmente vivo a Bratislava, città con un tasso di disoccupazione tra i più bassi d’Europa. C’è un forte ritorno alla campagna perché la rete dei mezzi pubblici è molto sviluppata, puntuale e garantita giorno e notte. Sui treni ci sono vagoni speciali per biciclette grazie ad importanti investimenti per le attività all’aperto. I servizi sono straordinari, scuola completamente gratuita in cui insegnano totalmente in inglese, sistema sanitario che funziona e collabora con ospedali all’avanguardia. Io stessa sono stata operata da professionisti indiani, arabi e della Repubblica del Congo.
È ancora viva la convinzione che sia New York il posto in cui trovare l’America, ma basta girare l’angolo e la trovi.
Quando torno in Appennino la prima cosa che faccio è mangiare la ricotta fresca del caseificio. Il cibo, gli odori, i sapori mi fanno sentire a casa; ci sono veri e propri angoli di paradiso e quando con amici transitiamo in zona la prima tappa è la Pietra di Bismantova. Mi piace portarci persone, è un richiamo molto forte. Forse tornerò stabilmente in vecchiaia. Fa rabbia vedere un’Italia così bella e ricca di opere d’arte non valorizzata dalle persone che ci vivono. Vedo un’Italia immobile, come fosse sotto una coltre di gelo.