Ramiseto, Ventasso – Melbourne
Un giorno di gennaio nella casa di Ramiseto, insieme ai parenti australiani, la mamma e il figlio che giocano a carte. Mirella ha tanto da raccontare.
Sono nata Melbourne il 15/05/57 da Zecchetti Lina e Bertoldi Pellegrino. Mio papà è emigrato nel 1951 a 31 anni in Australia, perché nell’immediato dopoguerra, a Ramiseto, non c’era molto lavoro. All’epoca per potersi trasferire in Australia occorreva un garante; per mio papà lo fece un signore di Ramiseto, Arnaldo.
Per due anni è rimasto a Melbourne da solo. I primi tempi sono stati durissimi: con mia mamma si sentiva solo tramite lettera che poteva impiegare anche due o tre mesi ad arrivare a destinazione. Doveva cercarsi un lavoro, ma la lingua era un grande ostacolo e la nostalgia di casa era tanta. Poi, il 5 luglio del ‘53, mia mamma allora ventiquattrenne lo raggiunse.
Ho vissuto i primi anni della mia vita in Australia, ma l’amore dei miei genitori per le loro origini ebbe la meglio. Così il 4 agosto del ‘65 ci imbarcammo da Melbourne a bordo di una delle ultime Achille Lauro e il 4 settembre, dopo un mese, sbarcammo in Italia per viverci per sempre. Fu un cambiamento molto grande: io bambina passai dalle larghe strade di Melbourne, alle strade della montagna degli anni ’60; dalla grande città, alla vita di montagna. Mio papà iniziò a fare l’imbianchino e non fu facile nemmeno per lui abituarsi. Nei 14 anni passati all’estero anche Ramiseto era cambiato molto. Mio fratello maggiore non ce la fece e dopo poco più di un anno decise di tornare a Melbourne per costruirsi la sua vita là.
In Australia ci sono tornata due volte: per il mio viaggio di nozze e per il funerale di mio padre. Della mia vita a Melbourne ricordo il profondo legame tra italiani, anche tra ramisetani, come a tener vivo un collegamento con le nostre origini d’Appennino. Ci si trovava nei club o nelle abitazioni, per chiacchierare e giocare a carte. Per la Festa della Repubblica si faceva una grande festa con balli e canti.
Mi sento sia australiana che italiana. A Ramiseto ho costruito la mia vita e la mia famiglia con la mentalità aperta che mi è stata trasmessa dai miei genitori. Questa mentalità è frutto di questi incroci, di queste esperienze, di questi legami con le persone e i luoghi della loro vita. E’ stato un arricchimento.
E’ merito dei miei genitori se la famiglia è rimasta unita, perché dall’83 decisero di passare l’inverno da mio fratello e l’estate a Ramiseto. Lo fecero perché capirono che stavano perdendo un pezzo delle loro radici, volevano stare con i nipoti australiani, volevano essere i loro nonni. Dobbiamo molto all’Australia, mio padre lo ha sempre detto: “Grazie all’Australia, abbiamo dato un futuro alla famiglia” e questa casa, dove ora stiamo giocando a carte con la mia nipote australiana dal nome italiano Cecilia e la sua amica Kelly ne è la dimostrazione.