Occhi grandi e neri, sorriso sempre pronto. Sarebbe un onore essere una “quasi arzilla” ed essere descritta dalla sua penna: riuscirebbe ad evidenziare con ironia tutte le peculiarità montanare insite in ognuno di noi.
Fin da piccola ho sentito forte il legame con il mondo contadino della mia terra, ma anche il richiamo dell’estero, soprattutto della Germania. Mio nonno mi raccontava spesso le sue esperienze di partigiano nel periodo della Resistenza, di come aveva disertato la chiamata alle armi e coordinato un gruppo di sabotatori contro fascisti e tedeschi in Appennino. Nel Dopoguerra, ventenne, è emigrato per lavorare come muratore a Metz, una cittadina francese, a pochi chilometri dal confine tedesco. Nei fine settimana, andava con gli amici a ballare a Saarbrücken, in Germania. All’improvviso i tedeschi non erano più pericolosi invasori da combattere, ma ragazzi come lui, alla ricerca di un futuro di pace.
Tutto ciò mi aveva sempre affascinato e così, al momento di scegliere la mia destinazione per il progetto Erasmus all’università, ho scelto proprio Saarbrücken. Mi sentivo un po’ in colpa per l’allontanamento dalle mie radici, ma il fatto di essere a Saarbrücken mi dava un senso di “continuità famigliare”, una sorta di passaggio del testimone.
Tornata dall’Erasmus, mi sono laureata in Lingue e culture europee all’università di Modena e poi ho proseguito con la laurea specialistica in Lingue straniere per la progettazione culturale. Nel 2008 ho vinto un bando del Ministero degli Affari Esteri per un tirocinio al Consolato Generale d’Italia a Houston in Texas, una delle più belle esperienze della mia vita. Essendo però un tirocinio ministeriale non c’era possibilità di assunzione e così sono tornata in Italia nel settembre del 2008.
Faticavo a trovare lavoro e così ho ripreso in considerazione la Germania e, a febbraio del 2009, sono ripartita per lavorare sei mesi presso un festival del cinema a Monaco di Baviera. I sei mesi però sono diventati anni, mi sono messa in proprio e ho iniziato a lavorare come redattrice per film-documentari e parallelamente a insegnare italiano ai tedeschi. Mi sono anche specializzata in didattica dell’italiano e ho fatto un master presso l’Università per Stranieri di Siena.
Devo ammettere che all’inizio non è stato facile ambientarmi. È una città che risplende di ricchezza, ma è altrettanto esigente con i suoi abitanti. Le opportunità ci sono, sicuramente più che in Italia, ma devi lottare duramente per ottenerle e fare i conti con un’altissima concorrenza. Ti mette alla prova ogni giorno, ma una volta superato il periodo iniziale, ti ripaga con possibilità di crescita professionale, con infrastrutture funzionanti, con una natura curata e meravigliosa e con un’offerta culturale praticamente senza limiti.
Proprio a Monaco ho scritto “Quasi arzilli” (Giunti, 2015), ripensando ai miei nonni, ai miei zii e alla vita in Appennino, l’ho ambientato nei borghi di Toano, Quara e Villa Minozzo. Non è una pura coincidenza che proprio a Monaco io abbia sentito la necessità di scriverlo e qui che sia stato pubblicato. La prospettiva di una città dal respiro internazionale mi ha fatto apprezzare ancora di più le zone da cui provengo. Inoltre l’Emilia è molto amata dai tedeschi per l’ottimo cibo, per alcuni celebri marchi di lusso, per motivi storici.
Anche il mio secondo romanzo, “Cuore delicato, lavare a mano” (Giunti 2017), è uscito in tedesco il 14 maggio 2018. Sono davvero felice di poter portare la mia italianità all’estero. Abitando qui, ho la possibilità di vivere appieno due culture diverse e anche di raccontarle.
Vivo questa esperienza giorno per giorno. Torno abbastanza spesso in Italia, per le festività e in estate. Al momento mi trovo molto bene a Monaco, poi in futuro si vedrà!