Ouled Sidi Bendaoud, Marocco – Castelnovo Monti
Questo è il piatto in cui mi riconosco. Noi siamo quello che mangiamo e mi piace partire al mattino con un bel pezzo di erbazzone, e un the caldo alla menta. Rappresenta me e rappresenta ciò che si sta creando in questo Appennino: storie, vite diverse, che si intrecciano tra di loro che creano il bagaglio culturale di questa nuova generazione.
Per lavoro solitamente viaggio molto, la sede centrale della mia azienda è a Maranello e potrei benissimo evitare di viaggiare due ore ogni giorno. La sera preferisco rientrare, l’Appennino ti accoglie in ogni stagione: rientri in mezzo alla natura, in mezzo a persone con volti noti.
La scelta di trasferirsi dal Marocco non è stata mia, ma dei miei genitori nei primi anni ottanta. Quello che posso sostenere con orgoglio, è che ho fortemente desiderato restare a Castelnovo ne’ Monti e viverlo, non solo nei fine settimana.
Ho deciso di vivere la comunità e ho voluto nutrirmi di persone, perché ciò che realmente mi lega a questa terra sono i rapporti umani. L’Appennino è un contenitore di cose buone: dentro ti senti al sicuro, ti senti a casa. Casa non come sinonimo di quattro mura, ma come termine che esprime una sintonia con le persone e con l’ambiente. Spesso mentre salgo dalla pianura, mi fermo con l’auto e guardo il panorama: ogni volta è un tramonto diverso, una particolare luce, i campi innevati, la nebbia che eleva la pietra e te la mostra in una determinata prospettiva e ambientazione. Un quadro diverso ogni giorno. È stupendo, un ambiente a misura d’uomo e il posto ideale dove poter crescere e poter formare una famiglia.
Mi sento un mattone all’interno di questa casa Appennino, fatto di persone, di società e di tante cose. Quando togli un mattone da quella casa a livello strutturale non accade nulla, non crolla, ma chiunque ne sente e nota la mancanza, un buco. Non sei indispensabile ma è una mancanza, che si nota, e molto anche.
Quando una persona si trova bene in un nuovo ambiente cosa fa? Semplice, prova a portare con sé quello di cui ha bisogno, le sue tradizioni e i servizi. Noi, si ora passo al plurale, come comunità arabo-islamica abbiamo dato vita a quello che è un centro culturale per far vivere e non dimenticare quelle che sono le nostre radici e la storia delle nostre famiglie, e andare a creare ponti e permettere alle persone di conoscersi, di incontrarsi e di intrecciare storie contemporanee e del passato.
L’Unesco ha come suo pilastro fondamentale quello di creare dialoghi tra culture diverse e contaminazioni positive tra persone, storia e cultura. Sedersi, ascoltare e capire senza giudicare è quello di cui abbiamo bisogno ora, tutti.
Questo è quello che si è creato all’interno della nostra montagna, e dentro di me.