Cosa fai di lavoro? Faccio il clown. Quando me lo chiedono rispondo così. Pagliaccio richiama un termine quasi dispregiativo, pare indicare una persona che non è capace di nulla, il classico “buono da niente”, un pajiass. Clown è arte, che trasuda di malinconia e magnificenza al tempo stesso, portato alla ribalta da Fellini nel 1970 con “I Clowns” in un viaggio introspettivo di un regista che si interfaccia con il mondo e la vita circense.
Perché? Negli anni ’90 ho avuto l’onore e la fortuna di incontrare una persona meravigliosa, don Vittorio Chiari, un salesiano di Reggio Emilia che in una casa di accoglienza, tramite il teatro e un percorso educativo e sociale recuperava ragazzi di strada e del carcere minorile. Ho partecipato al primo corso di clown tenuto da Bano Ferrari e tutti insieme abbiamo realizzato uno spettacolo raccontando la storia del circo.
Come normale proseguo, ho poi scelto un lavoro “serio” in una azienda e quella sembrava la mia strada. Qualcosa però ha cominciato a lavorare dentro di me, qualcosa di strano che mi mangiava dentro e che mi ha fatto capire che la mia vita non poteva essere lontana da un naso rosso.
Mi sono licenziato e la prospettiva ha cambiato angolazione: spettacoli in tutta Italia, una vita da nomade, ritmi strettissimi, collaborazioni e amicizie preziose con artisti di alto livello, ma come base sempre Castelnovo ne’ Monti e la Pietra di Bismantova.
Non ho mai pensato di andare via dal mio paese o cercare altre città. Dopo aver girato quasi tutta Italia ho capito che il nostro territorio è uno dei più belli in assoluto. Un luogo dove ristorarti e riprendere le energie durante quei fisiologici e assolutamente necessari periodi di pausa in cui ti accorgi che non riesci a ridere con le persone e donare gioia tramite il lavoro che fai.
Dicono che nessuno sia profeta in patria, è una dimensione strana questa e la cosa mi ha sempre lasciato un po’ perplesso, ma forse è stato meglio così: al di là ti considerano un grande e riconosciuto professionista, qui ho avuto l’opportunità di essere soltanto Mally.
Sento che sia giunta l’ora di creare un luogo stabile, un progetto che prevede una casa per scuola, famiglia e ragazzi qui vicino a Castelnovo in una residenza che da molti anni appartiene alla mia famiglia. Ho finalmente bisogno di creare qualcosa di valore nella mia terra, per la prima volta in vita mia voglio rischiare e srotolare il fil rouge della mia vita e della passione che ho per il naso rosso intorno a casa. Questo luogo sarà fucina di progetti pilota che insieme al mio compagno di avventure e di spettacoli, l’artista Bano Ferrari, porteremo ovunque e richiameremo persone e artisti per far conoscere questo luogo meraviglioso… che è casa.