Lizbeth Salas, Lima Perù – Castelnovo Monti
Sono partita dal Perù a 19 anni, Kiara aveva soltanto 2 anni e mezzo e l’ho lasciata con i miei genitori. Soltanto dopo avere raggiunto Madrid ho scoperto che il passaporto portoghese che mi aveva procurato l’agenzia a cui mia madre si era rivolta, era falso.
Lo conservo ancora, ero riuscita a nasconderlo in una manica della giacca. Quattro persone del nostro gruppo sono state trattenute, avevo paura…
Ho raggiunto l’Italia in treno, di notte per non rischiare. Nella cuccetta ero con due suore che come angeli custodi mi hanno protetta fino a Milano, poi da sola a Reggio Emilia e corriera fino a Castelnovo ne’ Monti, un viaggio infinito. Era marzo del 2000 e qui pioveva fortissimo, tuoni e lampi che non avevo mai visto. Un signore gentile mi ha avvicinata e mi ha accompagnata da mia zia.
Avevo bisogno di ricominciare e ricostruirmi una nuova vita. A Lima, una città caotica e turbolenta, non sarei riuscita: ho vissuto troppa violenza. Ho messo un punto.
Qui un nuovo inizio, anche lavorativo. Il mio cuore però era in Perù, preoccupata che potessero insorgere problemi e che il papà di Kiara potesse ostacolare un nostro futuro ricongiungimento.
Il sostegno più grande mi è arrivato dalla famiglia della persona che ora è mio marito con consigli su come proseguire, studiare e lavorare. Mi hanno accolta e aiutata.
Vivere e lavorare in un paese così piccolo non è stato facile, ho sofferto di battute infelici che mi facevano sentire ancora più straniera, e ho avuto una crisi molto forte tanto da voler rientrare in Perù. Ero piena di paure, i miei traumi erano ancora molto vivi ma ho deciso di rischiare e vivermi quella che poi si è rivelata “la mia storia d’amore”. Ci siamo sposati, e grazie a mio suocero sono riuscita a preparare tutti i documenti per riavere mia figlia con me.
Qui, in mezzo a queste montagne ho avuto il mio riscatto: in Perù avere figli a 17 anni, senza alcun titolo di studi, è considerata una vergogna. I miei genitori lo nascondevano ai parenti. Ho vissuto esperienze molto dure. Qui ho trovato una grande e generosa famiglia, ho trovato un compagno di vita che mi ha dato stabilità, ho portato a termine i miei studi, lavoro come assistente alla poltrona da un dentista e ho accanto mia figlia, anzi nostra figlia, perché mio marito è soprattutto un padre per Kiara. Lei ha avuto una nonna ex insegnante che l’ha seguita a scuola e un nonno amorevole, presente e severo quando necessario.
Sentire i miei genitori orgogliosi di me, è una cosa che mi riempie il cuore. Sentire mia figlia che dice “se è riuscita mamma, riuscirò anche io” e mi prende come esempio, mi alleggerisce da tutti gli sforzi fatti.
Non mi sento più così straniera. Mi sono sforzata e sono andata verso le persone, per conoscerle e uscire dal mio guscio e sfondare quella barriera che inutilmente a volte si alza tra la gente, e sono felice, ho finalmente raggiunto la serenità.