Emilia Quartey, Ghana – Castelnovo Monti
Ero bambina, di salute precaria e per questo motivo ho raggiunto mio padre in Italia. Lui si era ricreato una nuova famiglia a Reggio Emilia. Da quel momento ho perso ogni contatto con mia madre che, sola in Ghana, mi credeva morta. Soltanto molti anni dopo ho potuto passare una notte intera con lei e abbiamo pianto tutta la notte abbracciate. Ora mamma non c’è più…
L’Italia era l’unica speranza per la mia salute. Le mie condizioni erano gravissime e soltanto qui ho potuto trovare il modo di essere curata da una grave forma di anemia, in Ghana non sare riuscita a sopravvivere. È stato un periodo molto duro, crescere con persone a me estranee, piccola e impaurita e sballottata continuamente tra amici quando mio padre ha deciso, nel 2002, di rientrare in Africa.
Sono cresciuta in fretta, l’interfacciarsi con il mondo adulto è stato accelerato dagli eventi.
La gravidanza mi ha portato a fare il percorso più ricco e difficile della mia vita. Grazie a persone meravigliose conosciute nel consultorio, sono stata accolta per quel periodo e ho potuto vivere in tranquillità quei mesi ospite di una famiglia del circuito delle Case della Carità a Correggio. Avevo l’opportunità di curarmi e portare a termine quello che avevo deciso di fare: dare in adozione la mia bambina.
Subito dopo il parto, una infermiera mi ha messo Alessandra tra le braccia e in quel preciso istante è scattata la magia, ho deciso di tenerla con me a qualsiasi costo: ero debolissima, senza un lavoro ma determinata. Le persone che avevo intorno, mi hanno sostenuta e appoggiato in tutto.
Ho scelto di vivere l’esperienza della Casa di Carità di Cagnola, e di vivere il primo periodo con la mia bambina, con le suore insieme agli ospiti.
Ricordo di essere arrivata una sera tardi, tutti avevano finito di cenare. Mi avevano conservato un piatto in caldo per mangiare ma avevo paura di appoggiare la bimba nel lettino e lasciarla sola. Ogni giorno c’erano molte persone e tutte avevano un’attenzione particolare o un gesto carino per la piccola. Ho trovato, oltre che ad un alloggio e del cibo, persone che mi hanno sempre aiutata, che si sono prese cura di noi e soprattutto ho trovato conforto in una fede profonda che mi ha fatto capire che ogni esperienza pur brutta che sia ha un lato positivo, e spesso, se riesci a leggerlo dall’angolazione giusta è meraviglioso e ti guarisce.
Ho trovato una grande famiglia, sono e siamo davvero molto fortunate: tutto quello che non ho ricevuto da bambina da mio padre e da sua moglie, l’ho avuto da questa grande comunità della montagna insieme ad affetto, sostegno e accoglienza.
Non ho niente da offrire a livello materiale, io prego intensamente il Signore di essere loro vicino, e so che un giorno Alle riuscirà a rendere orgogliose queste persone al posto mio.
Oggi, finalmente ho un lavoro e riesco ad essere autonoma. So che se dovesse accadermi qualcosa Alle verrebbe accompagnata nella vita. Grazie a lei sono una persona migliore.