Voce squillante, puntuale e leggermente imbarazzato comincia la sua storia. Da sempre con il fascino delle culture straniere, dell’incontro con visi differenti, odori e colori diversi.
Da bambino, grazie alla curiosità e alla intraprendenza di mia madre, ho sempre viaggiato per luoghi lontani. Probabilmente era destino che andassi a vivere oltre oceano.
Dopo la laurea, per le vacanze di Natale siamo andati a trovare mia sorella Valentina che viveva nella New York “bene” come ragazza alla pari. Ero affascinato da quel modo di vivere, dalle dimensioni della città, dai suoni e dalla scia di persone frenetiche che si riversava nelle strade. Qualcosa è scattato in me. Non saprei descrivere la sensazione di libertà che ho provato quando mi è sfiorato nella mente il pensiero di potermi trasferire.
Enorme coraggio me lo ha trasmesso Valentina, di quattro anni più giovane: vederla in azione, giocare con i bambini della famiglia ospite, condividere le sue nuove abitudini, dalla passeggiata in Central Park al caffè lungo, degustato nel percorso da casa alla metro, è stato un richiamo fortissimo. Rientro in Italia, ovviamente senza lavoro, conoscenza linguistica pari allo zero. Quale migliore occasione per imparare una lingua se non sul campo? Mi informo su come preparare i documenti per ottenere il visto e un paio di mesi dopo atterro a New York. In città riuscivo ad orientarmi forse grazie anche alle lunghe camminate sul nostro crinale. La conoscevo a sufficienza e riuscivo a muovermi, però tutto era differente rispetto al viaggio Natalizio: viverci è completamente diverso.
Confesso che all’inizio è stata veramente dura: avevo addosso una grande sensazione di solitudine. Mi sentivo solo in mezzo a milioni di persone. Nulla è paragonabile al calore che le persone di un piccolo paese, una piccola realtà come Rosano, sanno donarti. Era un modo di vivere a cui non ero assolutamente abituato. Ho ingranato cominciando a lavorare in un bar gestito da italiani. Tutto il giorno a pulire tavoli. Ho perso 10 kg grazie al primo mese e mezzo di lavoro! Che fatica!
Ho conosciuto una ragazza, bionda, californiana, Bronwyn. Lei è stata vicina, mi ha sostenuto nei momenti di solitudine ed è riuscita a capirmi nonostante all’inizio le mandassi messaggi con google translate … che pazienza ha avuto! Grazie a lei ho compreso la cultura americana e sono riuscito ad impadronirmi di un inglese fluente. Oggi stiamo insieme, viviamo in un piccolo appartamento nell’East Village con il nostro cagnolino Bobby. Con sforzo e metodo, con l’esempio del nonno e di mia madre, ho imparato il mestiere e sono stato promosso manager. Qui mi trovo bene, ho grandi progetti per il futuro e credo sia il posto giusto.
Ancora oggi ci sono momenti in cui mi chiedo chi me lo abbia fatto fare. Non posso dire di non avere nostalgia delle mie montagne della mia famiglia. Ogni sabato mattina, nonostante le diverse ore di fuso, penso alla nonna che sforna il pane cotto nel forno a legna. Ricordo esattamente il profumo e la vedo che “traffica” intorno al forno.
La cosa bella è che ogni volta che rientro è come se non fossi mai partito.